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Processo di coltivazione

Il processo di coltivazione
La prima operazione da svolgere sul campo che andrà ad ospitare il riso è quella dell’aratura. Le funzioni di questa operazione sono molteplici: aereazione del terreno, inglobamento degli elementi organici, riduzione delle erbe spontanee che si vengono a formare in superficie. Oggi si evitano arature particolarmente profonde, al fine di garantire la preservazione dei valori organici che consentono il mantenimento della fertilità del suolo.
Si procede al livellamento delle camere, tramite livellatrici a controllo laser. Operazione fondamentale per consentire al momento della sommersione un livello uniforme dell’acqua su tutta la campagna.
Le operazioni proseguono con una concimazione di tipo prettamente organico, mirata a mantenere il terreno nelle adeguate condizioni di salute e fertilità. Segue l’erpicatura, con la quale viene incorporato nel terreno il concime e nel contempo viene preparato il letto di semina, su uno strato di circa 5-10 cm di profondità.
 
Procediamo allora alla semina, nelle nostre zone svolta prevalentemente in asciutta, a file interrate. La campagna è allagata quando la piantina raggiunge un’altezza di una decina di centimetri. La tecnica tradizionale, ancora oggi utilizzata, prevede la semina a spaglio in acqua, con il campo uniformemente allagato. La sommersione consente di proteggere il seme dagli sbalzi di temperatura, cui la pianta è particolarmente sensibile soprattutto nelle fasi iniziali della crescita.
Il controllo accurato del livello dell’acqua rappresenta un fattore determinante per garantire una produzione ottimale. Durante l’anno, dopo la semina, si alternano fasi di sommersione e di asciutta, necessarie agli interventi agronomici previsti. Lo spessore dello strato d’acqua sopperisce alle esigenze fisiologiche della pianta, limita gli effetti negativi degli sbalzi termici, riduce la crescita di talune infestanti. Inoltre mantiene il suolo in una condizione che permette all’azoto di conservarsi allo stato ammoniacale, forma che lo rende disponibile per il riso e lo sottrae al dilavamento, legandosi al terreno.
Durante lo sviluppo della pianta procediamo con interventi di fertilizzazione, frazionati e mirati a rispondere alle esigenze della coltura nei processi di crescita e produzione, e sopperire ad eventuali carenze di alcuni elementi nutritivi.
A maturazione completa, che dipende dalla varietà e dalle condizioni climatiche-ambientali, il riso viene raccolto dalla mietitrebbia, che provvede al taglio delle spighe, alla separazione del seme dal resto della pianta e a una prima pulitura del prodotto. Il risone così raccolto, a una percentuale di umidità di circa il 22-23%, viene portato al nostro impianto di essicazione. Qui l’umidità viene portata a circa il 13%, che consente un’adeguata conservazione del prodotto. Tale procedimento, eseguito in modo graduale a basse temperature di esercizio, evita le fessurazioni del granello. Il ciclo di essicazione varia in ragione dell’umidità iniziale del prodotto. Il risone viene stoccato in silos, dove nel tempo prosegue la ‘maturazione’: il chicco recupera una piccola parte di umidità, si stabilizza definitivamente nella struttura, caratteristica che aumenta la tenuta di cottura. 
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